La Mattanza: Non una semplice pesca, ma un rito millenario

Il rito della Mattanza a Favignana

La mattanza è stato sicuramente uno degli eventi più caratteristici e conosciuti delle isole Egadi e, in particolare, di Favignana.

Sebbene a un occhio esterno possa essere apparso un metodo di pesca incivile, quasi barbaro, durante il quale l'acqua del mare si tingeva letteralmente di rosso, in realtà questa tradizione millenaria affondava le sue radici in ragioni storiche, sociali, economiche e culturali.

Quanto il tonno sia stato importante nella vita degli abitanti delle Egadi è dimostrato dalle raffigurazioni di questi animali marini nella cosiddetta Grotta del Genovese a Levanzo, dove pitture e graffiti risalenti a quasi 10.000 anni ritraggono questo animale: è una delle primissime rappresentazioni preistoriche di pesci che si siano rinvenute in Europa.

Le barche di legno destinate a questo rituale, i cosiddetti vascelli, erano preparate nei lunghi mesi invernali per essere pronte ai primi cenni di primavera: la tonnara infatti doveva essere equipaggiata con una enorme rete lunga chilometri e con una superficie complessiva di quasi 350.000 mq.

E' il rais, il capo indiscusso di tutta l'operazione della mattanza, che decideva dove e quando dovesse essere calata esattamente questa rete; il luogo veniva scelto attraverso lunghe osservazioni dalle ''mire'', piccole torri fatte in pietra e poste lungo la costa.

Ecco che l'intricato insieme di maglie intrecciate veniva calato all'inizio della primavera nella zona che va da Favignana e Levanzo e ancorato al fondo, a circa 40 metri sotto la superficie del mare.

La rete era progettata per essere una enorme trappola ad imbuto in cui i tonni rossi incappavano nella loro annuale migrazione: le acque attorno alle Egadi hanno infatti un habitat ideale per la riproduzione di questi pesci, che affrontano annualmente un lungo viaggio partendo dall'Atlantico per arrivare vicino alle coste siciliane.

La caratteristica principale di queste reti era l'impossibilità da parte della preda catturata di fuggire; anzi, era naturalmente spinta verso l'ultimo tratto, detto ''camera della morte''.

La mattanza, propriamente detta, è la descrizione di questa ultima fase.

Ancora una volta, era il rais che decideva quale fosse il giorno dedicato alla cattura dei tonni, ormai intrappolati senza scampo nell'ultimo tratto della rete.

Le barche si disponevano in cerchio e i pescatori, detti tonnaroti, ingaggiavano una vera e propria lotta con i tonni.
Una volta alzata la rete dall'acqua, a forza di braccia, al ritmo delle cialome (le cantilene che accompagnano la mattanza), precedute e accompagnate da preghiere di ringraziamento, litanie e invocazioni ai Santi, gli uomini lavoravano all'unisono sulle barche per catturare il tonno, arpionarlo, portarlo sulla barca e finirlo con una mazza.

Alla fine della giornata, la tradizione voleva che i tonnaroti si immergessero nell'acqua, per ripulirsi del sangue e per rendere omaggio al mare e i tonni, e che poi, una volta risaliti sulle barche, rientrassero in porto in religioso silenzio.

Ecco che la mattanza non era semplicemente la pesca dei tonni: era un evento fatto di rituali, di canti, di gestualità precise e ripetute nei secoli dai pescatori ma anche, nonostante la brutalità dell'uccisione, un momento di preghiera e di ringraziamento per il sacrificio del tonno per permettere la vita dei pescatori e delle loro famiglie.

Il ruolo del rais di Favignana

Ecco che in questa visione cruda ma necessaria della mattanza il ruolo del rais era fondamentale.
Questa figura non era solo l'esperto di mari, di correnti e di venti; non è solo colui sul quale gravava tutta la buona riuscita dell'operazione, da cui derivava la sopravvivenza di decine di famiglie isolane.
Il rais era soprattutto colui che guidava anche l'aspetto ritualistico e quasi religioso di tutto l'evento: il rapporto tra l'uomo e il mare, la lotta per la sopravvivenza, il ringraziamento all'essere divino ma anche al tonno, per il sacrificio della sua vita.
L'ultimo rais, Gioacchino Cataldi, è morto nel 2018.

Dal 2007 la mattanza è stata sospesa, anche per motivi economici: il numero dei tonni è via via andato diminuendo, fino ad arrivare a 100 unità nell'ultima pesca consentita.